Sostegno e psicoterapia adolescenti e giovani adulti

Adolescenza

L’adolescenza non risulta più essere semplicemente una fase della vita che apre la strada al mondo adulto.
L’adolescenza può essere anche una “mentalità”, un modo di atteggiarsi e non solo di pensare che può permanere a lungo anche dopo la fine della giovinezza.
In passato c’era un percorso segnato con ruoli familiari chiari e definiti, che probabilmente rassicurava genitori e figli, ma dopo gli anni quaranta i giovani sono diventati uno strato sociale separato: il rapporto con la famiglia ha perso centralità e il terreno di incontro dei ragazzi è diventato il gruppo di coetanei, dando vita alla cultura giovanile.

L’adolescenza dei figli è un evento brusco che sconcerta i ragazzi e anche i genitori, soprattutto per l’improvvisa imprevedibilità: è un passaggio difficile da gestire per entrambi, dove scoprono che i desideri e i giudizi non sono più gli stessi e spesso gli Adulti si devono abituare ad essere costantemente fraintesi.
Un tempo i figli rappresentavano il rispecchiamento dei loro genitori e si modellavano sulla loro immagine; ora si destreggiano in un difficile andirivieni che crea scompiglio anche all’interno della relazione dei coniugi dove la vita familiare viene sempre messa a dura prova.

Il periodo dell’adolescenza è un periodo complesso ma sicuramente denso di opportunità. Uno dei compiti principali di questa fase di sviluppo è quello di giungere alla costruzione della propria identità, attraverso un processo definito di separazione-individuazione; i ragazzi hanno bisogno di confrontarsi con adulti stabili, convinti delle proprie idee, in grado di assolvere in modo fermo il proprio ruolo educativo.
Nella lotta contro i genitori per far valere il proprio punto di vista, i giovani imparano a riconoscere i propri limiti e trovano una propria coerenza personale.

L’adolescenza sembra essere diventata un tempo che fa da detonatore a tutto quello che non è stato curato e coltivato nelle fasi precedenti della crescita. Si tocca con mano il disagio di chi sta crescendo, la confusione di molti giovanissimi che faticano a capire qual è il modo in cui cercare di diventare quello che vogliono essere.
Il dolore che ci si infligge o si infligge agli altri serve a rendere visibile qualcosa che vive dentro e a cui non si sa dare un nome, una forma, un significato.

Le motivazioni con cui si spiega tutto questo sono le più diverse: la fragilità di chi cresce e/o di chi sostiene la crescita, la performatività spinta al massimo e le richieste di essere sempre al top, l’incapacità a reggere la frustrazione, l’iperstimolazione che proviene dalla vita virtuale, l’isolamento e il senso di solitudine che pervade, quando con gli altri non si riesce a fare squadra e quando non c’è qualcuno che ti permette di abitare una spazio relazionale in cui diventa possibile parlare e condividere ciò che dentro provoca turbamento e disagio.

Ognuna di queste ragioni ha senso. Nessuna di queste ragioni spiega però il tutto. Non c’è una causa, ci sono tanti fattori di rischio. Prima di essi, però, mi sembra che la crisi generazionale e il dolore che essa mette in scena sia dovuta alla “mancanza di senso” con cui si va incontro alla vita. C’è un vuoto interiore che non viene nutrito. E’un vuoto relazionale (la solitudine pesa moltissimo), è un vuoto di rispecchiamento (lo sguardo dell’altro mi permette di sentirmi visto e sentito), è un vuoto di pensiero (è scarso l’allenamento all’autoriflessività e al pensiero critico).

Le aree di maggiore difficoltà sono alcune delle seguenti:
– identità e orientamento scolastico e universitario
– traumi (lutti, incidenti, abusi e maltrattamenti)
– disturbi inerenti il corpo
– indecisioni riguardo l’identità sessuale
– difficoltà relazionali ed affettive (relazioni con i pari, relazioni d’amore, problematiche familiari, bullismo, cyberbullismo, disagio giovanile)
– isolamento (fobia sociale, ritiro sociale, evitamento)
– difficoltà in ambito scolastico o sportivo (paura della prestazione, senso di inferiorità, senso di impotenza, problematiche neuropsicologiche)
– comportamenti autolesivi
– somatizzazioni (disturbi fisici che non trovano un riscontro su base organica)

Ognuna di queste difficoltà può presentarsi con maggiore o minore evidenza e risultare il punto di partenza per sviluppare disturbi più seri e duraturi: è’ perciò molto importante non sottovalutare le più o meno implicite richieste d’aiuto che un soggetto attua attraverso particolari comportamenti o sintomi.

Giovane adulto

Negli ultimi anni, Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta si è modificato per un insieme di fattori economici, sociali e psicologici. Si è così venuto ad individuare un ulteriore stadio del ciclo di vita definito fase del “giovane adulto”, che indica la fascia d’età compresa tra i 19 e i 30 anni.
Il passaggio all’età adulta non è più un evento critico ma si sta sempre più ampliando, rendendo la fase di passaggio uno spazio dai contorni sempre più indefiniti. Ci troviamo, dunque, di fronte ad uno stadio in cui l’individuo non appartiene più alla fase dell’adolescenza ma, per molti aspetti, non ha ancora pienamente raggiunto i compiti evolutivi propri dell’età adulta.

Sempre più giovani faticano ad acquisire una propria indipendenza ed autonomia dalla famiglia di origine, per problematiche di natura economica e per difficoltà nell’acquisire una indipendenza psichica dai genitori.
La separazione è resa ancor più difficile da una società che pretende perfezione e non contribuisce fattivamente a fornire sicurezza ai giovani, che si trovano a confrontarsi con una realtà che fornisce loro incertezze e senso di precarietà, oltre a sentimenti di fallimento e di inadeguatezza.

Alle difficoltà lavorative e professionali si aggiungono anche precarietà a livello relazionale: resistere in una relazione intima ed affettiva duratura diventa sempre più difficile.
Le fatiche e le frustrazioni che il giovane adulto deve affrontare sono tante e sembrano invadere tutte le sfere della vita: affettiva, relazionale e lavorativa.

Il supporto psicologico con i giovani adulti affronta sia il disagio psicologico che deriva da difficoltà esistenziali contingenti, sia condizioni di sofferenza psichica più profondamente radicate nella vita del soggetto:

– difficoltà nell’area delle relazioni sociali e di coppia
– ostacoli nel processo di autonomizzazione dai genitori
– fragilità dei processi di adultizzazione ed elaborazione di progetti di realizzazione di Sé
– disturbi d’ansia causati dalla confusione e instabilità nei confronti dell’identità personale
– sentimenti di insicurezza verso le proprie capacità e risorse
– disturbi dell’umore
– disturbi psicosomatici

Un percorso psicologico risulta la via regia verso sé stessi per imparare a conoscersi e riconoscersi, per affrontare il senso di vuoto e di smarrimento, cercando di acquisire una maggiore sicurezza interna in modo da prendersi cura di sé stessi e dei propri bisogni.
Con il giovane adulto si evidenziano stili esistenziali e psicologici in rapido mutamento, oltre che caratteristiche tipiche sul piano evolutivo e psicodinamico e il nostro ruolo come terapeuti è quello di aiutare l’individuo nella definizione di uno stile identitario personale, aiutarlo a separarsi dalla famiglia di origine per aprirlo al mondo affettivo- relazionale, verificando insieme la coerenza e tenuta dell’io nell’adattamento generativo alla realtà e al sociale.